
DUE RUOTE
di Antonio Sgorbissa
con Danilo Spadoni
regia Antonio Sgorbissa, Danilo Spadoni
Irrispettoso, politicamente scorretto, profondamente tragico ma allo stesso tempo grottesco, Due ruote racconta – con il ritmo di un pulp di Tarantino e di una comica di Charlot – il cammino iniziatico di un uomo costretto ad affrontare problemi per lui totalmente nuovi.
La vita di un uomo è sconvolta da un evento tragico. Durante un giro in bicicletta con il figlio di quindici anni, entrambi restano coinvolti in un incidente stradale. In seguito all’evento, il figlio entra in uno stato di coma irreversibile, e il nostro protagonista perde l’uso delle gambe restando bloccato su una sedie a rotelle. L’uomo non ha memoria di ciò che è successo negli istanti precedenti all’incidente: il suo unico ricordo è un’automobile rossa che fuoriesce improvvisamente da una curva a velocità sostenuta, probabile causa di quanto avvenuto.
L’uomo si trova intrappolato tra sentimenti di natura contrapposta. Da un lato, pur non essendo credente, sa che soltanto un miracolo potrebbe restituire un futuro al figlio e pianifica un atto disperato di fede: spingendosi a forza di braccia sulla sedia a rotelle, si propone di risalire la strada dell’incidente fino al santuario edificato in cima al monte, per chiedere una grazia.
Dall’altro lato, il suo animo è ricolmo di ira e senso di impotenza, perché non riesce a recuperare la memoria degli ultimi istanti precedenti all’incidente: il suo desiderio di giustizia si declina in rabbiosi e frustrati tentativi di riportare alla propria coscienza il numero di targa dell’automobile che è stata la causa principale del drammatico evento.
L’uomo si troverà ad affrontare la sfida alla gravità di un lungo viaggio in salita su una sedia a rotelle, la fatica, le necessità fisiologiche da espletare, i dubbi, i nuovi presupposti secondo cui si trova a stabilire relazioni con chi lo circonda.
Un viaggio che lo porterà verso la cima del monte, verso il santuario, verso la grazia. Ma, inevitabilmente, lo costringerà a esplorare la parte più nascosta della propria anima, per rispondere alla domanda che in essa alberga forse da sempre. La guarigione del figlio o la giustizia? L’avvenire o il passato? La vita o la morte?
Quale grazia egli davvero si attende?
CIRANO TRASH 4.0
da E. Rostand
adattamento teatrale di Mirco Bonomi e Alessandro Paganini
con Eugenia Bonomi, Luca Puglisi, Riccardo Selavaggi
bozzetti di Chiara Valdambrini
regia di Mirco Bonomi
Lo spettacolo vede protagonisti due attori e una giovane attrice. Il racconto si snoda secondo il filone del teatro di narrazione, intervallato da momenti in cui si passa al teatro d’azione, come in un film di cappa e spada, ed altri in cui l’aspetto didattico del racconto prende il sopravvento.
Un’occasione per raccontare un personaggio reso famoso dalla penna di Edmond Rostand, ma anche per attualizzarlo in un’epoca che ha bisogno, se non di “eroi”, quantomeno di dignitosi portabandiera.
Questo spettacolo è una sorta di work-in-progress in costante trasformazione: parte dal racconto epico per snodarsi successivamente con incursioni nel campo del cabaret e dell’avanspettacolo.
ODIO IL TÈ VERDE
scritto da Mirco Bonomi, Anna Solaro e Simona Garbarino
con Anna Solaro e Simona Garbarino
regia Mirco Bonomi
Lo spettacolo presenta due donne sulla cinquantina che dopo una vita affettiva complicata fatta di separazioni, divorzi, figli ormai grandi, hanno deciso di convivere insieme e di condividere anche la vita lavorativa in un ‘edicola.
Il rapporto finisce per replicare consuetudini della vita matrimoniale, con ruoli prestabiliti e stereotipati.
Una vittima e un carnefice… il tutto in chiave comica e grottesca.
Lo spazio scenico mostra due luoghi: la casa, dove si vivono i momenti cruciali del risveglio, della colazione e del pranzo con annesse le discussioni interminabili e contrastate su oroscopi e vita salutare, le telefonate a S.O.S. amica, e l’edicola con la vendita dei giornali, i commenti sugli acquirenti e i continui scontri-incontri di questa strana coppia.
ANIMALI DI PERIFERIA
tratto da “Animali di periferia” di Donatella Alfonso (ed. Castelvecchi)
adattamento teatrale di Mirco Bonomi
con Mirco Bonomi e Antonio Carletti
regia di Giancarlo Mariottini
A partire dall’omonimo libro della giornalista e scrittrice Donatella Alfonso, Mirco Bonomi e Antonio Carletti, diretti dal giovane regista Giancarlo Mariottini, ripercorrono la storia della Banda XXII Ottobre, gruppo della Sinistra extraparlamentare attivo a Genova tra il 1969 ed il 1971, attraverso il racconto dei protagonisti, coloro che, dopo aver scontato la pena per i reati commessi e oggi in libertà, hanno reso testimonianza dei fatti e dei motivi che li hanno portati a quelle scelte.
La Banda XXII Ottobre (nome dato al gruppo dagli organi di stampa e derivato da un biglietto ferroviario trovato addosso a Mario Rossi, uno dei maggiori esponenti del gruppo insieme a Gino Piccardo, Beppe Battaglia, Augusto Viel) è stata una delle primissime aggregazioni della lotta armata in Italia che fiancheggiò i Gruppi di azione partigiana costituiti dall’editore Giangiacomo Feltrinelli all’inizio degli anni Settanta, contemporaneamente alla nascita delle Brigate Rosse.
In quel particolare contesto alcuni militanti della 22 ottobre, il 26 marzo 1971 compirono una rapina a scopo di finanziamento ai danni del IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), rapina che si risolse con l’involontario omicidio di Alessandro Floris, commesso che portava la borsa dei soldi obiettivo dell’azione. Il fatto, per puro caso immortalato da un fotografo dilettante, destò enorme clamore mediatico
La «banda» fu velocemente sgominata. Ma le indagini giudiziarie rivelarono lo scandalo di una connotazione politica di sinistra dei suoi appartenenti: giovani e meno giovani operai, portuali, marittimi, commercianti, quasi tutti militanti cresciuti all’interno del Partito Comunista, e, fatto alquanto imbarazzante, addirittura alcuni ex partigiani.
In un clima di isterica criminalizzazione gli imputati furono il centro di un linciaggio mediatico e perbenista che li voleva rapinatori balordi, spietati assassini, provocatori fascisti, sottoproletari alcolizzati, in una parola: mostri. Infatti furono loro comminati tre ergastoli e pene detentive di 650 anni.
Nel corso del processo a loro carico numerosi studenti e intellettuali della città riuscirono però a costruire un complesso lavorio di controinformazione su quanto era realmente accaduto e sui suoi retroscena culturali e politici. L’obiettivo, in parte riuscito, fu quello di ottenere per i protagonisti di quella vicenda il riconoscimento di una loro piena dignità rivoluzionaria. Di lì a poco, nel 1974, le Brigate Rosse rapirono Mario Sossi, già Pubblico ministero nel processo, chiedendo la liberazione dei militanti della XXII ottobre in cambio del suo rilascio (fatti recentemente riproposti dalla trilogia Gli anni spezzati nel film tv “Il giudice” con Alessandro Preziosi nella parte di Sossi). Le trattative non raggiunsero l’obiettivo dei brigatisti, che però, caparbiamente, lo ritentarono in occasione del sequestro di Aldo Moro, quattro anni dopo,.
L’importanza del libro della Alfonso e della messinscena di Teatro dell’Ortica, consiste nello spiegare l’origine della strategia politica della lotta armata che negli anni Settanta occupò nel nostro paese una rilevanza sociale primaria; un racconto che è un’occasione per rileggere gli anni ‘70 da una visuale particolare: quella di un gruppo di sconfitti, di emarginati, di animali di periferia – come loro stessi si sono definiti.
Un racconto per rileggere una Genova che non c’è più: il porto, la classe operaia e un periodo storico che ormai appartiene alla storia, ma che dalla storia è poco indagato.
Una storia vista dalle lenti non oggettive – magari deformate, ma sicuramente interessanti – di chi l’ha vissuta da protagonista.
ODI_SSEA UN VIAGGIO NEL SUONO
scritto e interpretato da Luca Agricola
La storia di uno dei viaggi più belli della letteratura raccontata attraverso l’uso di effetti sonori, rumori e musiche. Il pubblico verrà catapultato in un mondo lontano fatto di nobili guerrieri, mostri spaventosi e divinità capricciose e vivrà così, in maniera potente, le sensazioni di un viaggio appassionante e ricco di emozioni.
MACBETH. Una tragedia in viola
produzione Teatro dell’Ortica / Percorsi Non Lineari
ideazione e regia Giancarlo Mariottini
con Claudia Benzi, Giancarlo Mariottini
costumi Emanuela Terrile
MACBETH.
Una tragedia in viola.
Uno spettacolo maledetto.
Un metateatro in negativo.
Un horror dell’anima.
Un rituale demoniaco.
Un delirio di muscoli tesi, sangue e musica metal.
Un’anti-rappresentazione che nel suo stesso farsi denuncia i limiti e le difficoltà strutturali dell’attività teatrale.
Un’ attrice e un attore, coi loro costumi esagerati e uno spesso strato di cerone sul volto, su un palcoscenico ingombro di ragnatele. C’è un Macbeth da mettere in scena, un Macbeth colorato di viola, uno spettacolo maledetto che sa di anatema e di rivolta.
Mano a mano che la tragedia shakespeariana si dipana, i sogni, le perplessità e le delusioni vengono a galla, stabilendo tra realtà e finzione un pericoloso cortocircuito.
Il delirio di potenza, sempre frustrato, di Macbeth e Lady Macbeth, è lo stesso che agita i due attori.
La rappresentazione assume così le fisionomia di un vero e proprio gioco al massacro, in cui almeno una delle pedine in campo – pubblico, attori, autori – è destinata a soccombere.
PROFESSIONE PRECARIO
Storia semi seria di un lavoratore flessibile in una cronaca semi tragica di quotidiano precariato, Professione precario è un monologo sulla condizione lavorativa del precario e sul fenomeno degenerativo dei contratti cosiddetti flessibili. Il testo, attraverso l’ironia (amara), vuole mettere il dito sugli schemi assurdi del nuovo mercato del lavoro, con contratti a progetto e lavori in affitto. Lavori con carenti norme di sicurezza, mancanza in molti casi di strumenti di protezione, privazione di tutele e alta probabilità di infortuni.
RESISTENZE!
Lo spettacolo è il frutto di un laboratorio formato da giovani dai 16 ai 26 anni sul tema delle resistenze nella storia, dal 1969 ad oggi. Due momenti centrali sono la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli a seguito della Strage alla Banca dell’Agricoltura a Milano e il G8 di Genova del 2001.
DONNE OVVERO STORIE E ALTRE STORIE
Il testo è tratto da “La Valigia” di Laura Guidetti e Ivano Malcotti, un libro di ricordi e confessioni di donne, un testo sul femminismo di ieri e di oggi. Anni di lotta delle donne per la conquista della dignità ci consegnano il compito di evitare che il corpo femminile ridiventi fonte di discriminazione.
IL DELITTO MATTEOTTI
“Il delitto Matteotti” è una trasposizione teatrale dell’omonimo film di Florestano Vancini. I giovani attori del Laboratorio Urticante, formato dagli studenti medi e universitari del Teatro dell’Ortica, rappresenta questa piece teatrale colla quale si rivivono gli ultimi giorni di Giacomo Matteotti, deputato socialista fatto rapire e uccidere dal regime fascista nel 1924.
IL GRANDE TEMPIO
Personaggi diversi tra loro. Storie che sembrano sconnesse. E infine un quadro inaspettato e scioccante. Uno spettacolo dove monologhi e canzoni fanno ridere, a volte riflettere, ma cercano di far luce su un mondo oscuro: le banche.
“È come quando ti cade la saponetta nella doccia. Qualsiasi cosa mi sforzo di capire prima o poi mi sfugge di mano, come quando ti cade la saponetta nella doccia”.
testo e regia Mirco Bonomi
con Anna Solaro e Simona Garbarino
Sessanta minuti di delirante divertimento, la cui garanzia è la presenza di due poliedriche attrici: Simona Garbarino, attrice pluripremiata nell’ambito del teatro dialettale Ligure e interprete del ruolo di Madre nella trasmissione “Quelli che il calcio” con Marcello Cesena ogni domenica su RaiDue, e Anna Solaro, interprete dalla marcata comicità genovese, frutto di un lungo studio sulle maschere della tradizione ligure, attrice in Teatro con Mauro Pirovano.
Lo spettacolo, al confine fra teatro dei caratteri e cabaret, fatto di gag e di ritmi serrati, vede protagoniste le due attici in una serie di personaggi divertenti, il tutto ruota intorno ad una portineria con annessa portinaia assai fuori dalle righe.
Uno spettacolo che fonde, attraverso un sapiente uso della comicità tutta al femminile, i tempi del cabaret e gli elementi tipici del teatro dei caratteri.
PINOCCHIETTA
La celebre fiaba di Collodi viene qui riproposta sotto forma di musical, con un novo espediente narrativo: le vicende hanno per protagonista, non il classico burattino ma una vivace e scanzonata “Pinocchietta”, che come nella favola tradizionale si farà imbrogliare da due mascalzoni, il Gatto e la Volpe, e dovrà fare i conti con la sua coscienza, protetto dalla sua fata Turchina…ovviamente a tempo di musica!
PANE AZZIMO
regia Mauro Pirovano
drammaturgia Mirco Bonomi
con Mirco Bonomi e Danilo Spadoni
Lo spettacolo, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Giovanni Meriana, storico ed ex Assessore alla Cultura del Comune di Genova (giunta Sansa), racconta l’infanzia di Nanni, diminutivo di Giovanni, a Savignone, comune dell’entroterra Genovese, dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale alla fine del conflitto.
Il racconto non si pone come un’opera demagogica, ma come narrazione di “fatti quotidiani” di gente comune, in conseguenza alle “grandi” decisioni politiche prese dai Capi di Stato, così il rapporto con il fascismo e con gli invasori tedeschi, con i partigiani e con coloro che diventarono partigiani all’ultimo momento, fanno da sfondo alla storia di un ragazzo e del suo rapporto con la figura paterna, in un clima di amore e odio, ammirazione e fastidio.
La rappresentazione ha uno stile asciutto, con due attori – narratori che raccontano o danno vita ai vari personaggi, con musiche e canzoni dell’epoca e riprese video – fotografiche.
Lo spettacolo è un’occasione per ripensare la Nostra Storia e per cercare di avvicinarla agli adolescenti e ai giovani che poco sanno della ri-nascita di una nazione.
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IL VIAGGIO DI ANDALO’ DA SAVIGNONE SULLA VIA DELLA SETA
Spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Meriana
regia Mauro Pirovano e Mirco Bonomi
drammaturgia Mirco Bonomi
con Mirco Bonomi e Mauro Pirovano
scene e costumi Emilia Bruzzo e Roberto Bassignani
Lo spettacolo narra le avventure di Andalò, un giovane che decide di lasciare il suo paese, Savignone (GE), per intraprendere un lungo viaggio, che lo porterà a diventare ambasciatore dell’ Imperatore dei Mongoli presso il Seggio Pontificio di Avignone, viaggio che 50 anni prima affrontò Marco Polo in modo quasi identico. I pochi frammenti documentati di questa storia hanno portato l’autore a “romanzare” la vicenda, inserendo accanto a personaggi reali figure inventate e dialoghi di cui non resta memoria.
La storia viene raccontata con la tecnica della narrazione, con cambi temporali in cui Andalò si trasforma in narratore – cronista neutrale degli accadimenti. L’interpretazione di Andalò, personaggio non violento, spirituale, pacifista ante litteram, e di Nicola, il suo amico alter ego che impersona la ruvida concretezza contadina, è affidata a Mirco Bonomi, mentre Mauro Pirovano si muove sulla scena con leggerezza, diventando, di volta in volta, personaggio di contorno al monologo/dialogo del protagonista e all’occorrenza “servo di scena”.
La scenografia è volutamente scarna, limitandosi ad una ricostruzione storica delle carte topografiche dell’epoca dei viaggi di Andalò.
Le lingue usate sono, alternativamente, l’ Italiano e il Genovese, scelta voluta per avvicinare un pubblico più vasto al mondo e alla lingua delle nostre tradizioni.
Lo spettacolo è contemporaneamente un incrocio fra una narrazione ed un incontro informale con il pubblico sul percorso che ci ha portato a questo lavoro.
ZATTERA
in ricordo di Rossana Baquero Salinas
con Luca Agricola, Domenico Sgambati, Carmen Villarreal Villamar
In una Zattera in mezzo al mare si incontrano tre personaggi “alla deriva”, provenienti da paesi e culture diverse . Sulla Zattera lo spazio è poco e l’imbarazzo molto, con scontri ed incomprensioni fra culture differenti, ma, poco a poco, i tre naufraghi cominciano a scoprirsi, a confrontarsi: evocano situazioni, rivivono stralci delle loro storie personali, imparano a convivere per aiutarsi a sopravvivere.
“Zattera” rappresenta il proprio spazio, la terra, il mondo che ogni naufrago vorrebbe possedere senza capire, all’inizio, che è un bene comune e che l’unico modo per raggiungere un porto, una destinazione, un rifugio è imparare a collaborare, remando insieme, anche se è difficile.
La diversità genera la diffidenza e la paura che porta le persone a non ascoltarsi e a cercare di imporsi agli altri affermando la propria identità, la propria lingua, i propri sogni. Ma sono proprio i sogni ad aprire la porta dei ricordi dell’infanzia, a far tornare indietro il tempo e a riscoprirsi bambini, con gli stessi giochi, le stesse paure, le stesse regole…
Il timore diminuisce e si scopre che la parola “straniero” non è per forza legata al nemico, non è una minaccia e, forse, si può imparare a remare insieme e a raggiungere, INSIEME, la propria “Itaca”.
Lo spettacolo si muove su una Zattera, metafora del viaggio personale e della vita, costruendo lo spazio scenico in mezzo ed intorno agli spettatori. La scrittura scenica nasce da un lavoro di ricerca sul mondo dell’immigrazione attraverso interviste a molti immigrati presenti a Genova, disposti a raccontarsi e a farsi riprendere nel loro vissuto quotidiano. Dalle videoriprese è stato prodotto un film – documentario che viene proiettato prima dello spettacolo, essendone parte integrante.
RIDATEMI LA POTEMKIN
Lo spettacolo viaggia sul doppio binario dell’autobiografia e del monologo cabarettistico con connotazioni sociali. Scritto diretto e interpretato da Mirco Bonomi, rappresenta un excursus di “piccola storia” fra gli accadimenti personali e “i grandi avvenimenti della grande storia ” dal Boom economico al post ’68, al riflusso politico degli anni ’80 del secolo appena trascorso. Un’occasione per raccontare e raccontarsi : della serie come eravamo…e come siamo.